Denkiu girls! Scusate ma ho avuto qualche problema tecnico col Word ç_çPiù che vedere fu ciò che Eero sentì che lo fece inchiodare dove si trovava: una voce incredibilmente melodiosa, delicata e soave, ma anche carica di una profonda tristezza che lo portò immediatamente alla commozione, tanta che dovette fare uno sforzo considerevole per non scoppiare in lacrime. Decise, invece, di cercare con lo sguardo la fonte di quella voce struggente.
Gli bastò volgere lo sguardo alla sua destra un poco che la vide.
Appoggiata alla balaustra del ponte c’era una ragazza.
Completamente perso nelle proprie emozioni le si avvicinò lentamente: tanto visto com’era bardato non poteva certo riconoscerlo!
Poco prima di avvicinarsi troppo in modo che la ragazza si accorgesse della sua presenza riuscì a trovare un attimo di lucidità e riflettè su cosa sarebbe potuto accadere se fosse stato riconosciuto, ma analizzando l’abbigliamento della ragazza pensò che non sarebbe accaduto nulla di strano: portava un paio di pantaloni di ecopelle, un giubbotto leggero di jeans invaso da toppe di artisti metal e un gilet, anche quello di ecopelle, simile al classico chiodo con alcune borchie a punta sulle spalle. Inoltre, stava cantando "Prisoner of your eyes" dei Judas Priest: non sembrava, quindi, la tipica ascoltatrice dei The Rasmus.
Nuovamente sicuro di non diventare vittima di un attacco isterico di una fan, si avvicinò, in modo inoltre da potersi godere meglio il ritornello di quella fantastica ballata:
"Love is blind
and love deceives you
You came along and captured me,
now I’m a prisoner of your eyes...
Trapped inside
I cannot leave you
I’m just a prisoner of your eyes..."
«Hey, che voce magnifica.» le bisbigliò in inglese, sfiorandole con dolcezza una spalla: la giovane si voltò con aria smarrita, mostrando gli occhi carichi di lacrime «Grazie.» rispose con dolcezza, lasciandosi sfuggire però un leggero singhiozzo. Eero allungò delicatamente il braccio: «Perdona l’indiscrezione, ma cosa ti succede?».
La ragazza tentò di fissare gli occhi di Eero attraverso gli occhiali da sole, poi prese a parlare «Ma niente, detto così è stupido in tutta sincerità: è da quando ho quattordici anni che sono venuta a Londra per la prima volta e solo per un giorno in stage di lingue, e da quel giorno non faccio altro che aspettare il mio ritorno qui. Ora grazie ad una compagnia di viaggi studio sono riuscita a tornare qui otto anni dopo, ti rendi conto? Sono stata otto anni ad aspettare di tornare qua...» detto questo alzò la voce ed imprecò in un’altra lingua «Ho passato i quindici giorni più belli della mia vita tornando a Londra, e oggi è l’ultimo giorno della mia permanenza qui e indovina cos’ho scoperto? Il mio gruppo preferito suonerà in questa fottuta città stasera e io NON PRESENZIERÒ al loro concerto perché la nostra accompagnatrice ha intenzione di fare un’"ultima cena" qui e poi ci ha organizzato tutta la seratina! Dico, ma abbiamo tutti tra i venti e i venticinque anni, potremo decidere che cazzo fare, no?»
Eero si grattò il mento con fare pensoso attraverso il colletto troppo alto: «Non hai torto.» disse, sentendosi ridicolo per aver liquidato così frettolosamente le confessioni di quella sconosciuta.
Lei sospirò, volgendo lo sguardo davanti a sé «Quindi ho deciso di affondare la tristezza cantando tutte le canzoni che mi ricordano Londra qui sul ponte: poco m’importa di come potrebbero giudicarmi detto fra noi.» si voltò di nuovo verso il suo interlocutore: «Buffo come cose stupide agli occhi di tutti possano cambiare la vita di altri, non è vero Eero?»
Il ragazzo trasalì: «Come… come hai fatto a riconoscermi?»
Lei sorrise: «Dalla voce, dalla corporatura, dalla disponibilità... non verrete molto spesso nel mio paese a fare concerti ma io in compenso mi ammazzo di filmati amatoriali trovati in rete. A proposito, visto che ci siamo… piacere, Lavinia, sono italiana.» tese la mano con un sorriso, senza dimostrarsi una delle solite ragazze che iniziavano ad urlare nonappena vedevano uno dei loro idoli: ciò spinse Eero a togliere gli occhiali dal naso ed abbassare il bavero per mostrare la sua identità, per poi stringere la mano alla ragazza: «Beh… piacere, Eero, sono finlandese, mi trovo in questa fottuta città perché stasera suonerò…» disse con un sorriso e con aria leggera. Lavinia rise di gusto. «Mhh… che forte, ti ci vedo come bassista, sì sì… però temo di non poterti venire a vedere, sai, ho una cena del cazzo e poi vorrei andare a vedere dei tuoi conterranei… si chiamano The Rasmus, conosci?».
Ormai l’aria triste che aleggiava sul ponte era sparita, cedendo il passo invece a parecchie risate. D’improvviso, però, Eero tornò serio:
«Dimmi dove posso trovare la tua accompagnatrice. Le parlerò io.»
Lavinia lo fissò con gli occhi spalancati: «Scherzi?»
«No.»
Lavinia rimase in silenzio per qualche istante. Poi si girò verso la strada, facendo un cenno ad Eero.
«Andiamo.» disse «Forse si muoverà trovandosi davanti una rockstar.»