Grazie per la recensione sincera ed estremamente professionale, l'ho apprezzata!
Comunque, rieccomi qui con la seconda parte, spero che vi piaccia.Il titolo per il secondo capitolo non l'ho ancora trovato: si accettano suggerimenti!!
P.S:ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale.
Il primo commento di Aki dopo avevo presentato Arwen ai ragazzi era stato: “ però, che gambe..!”
-Ehi!!-feci dandogli una calata dietro la nuca.
-Che ho detto di male?Era solo un complimento...-
-Questo tipo di “complimenti”vedi di tenerteli per te...-
- Geloso, Nalle?-
-Può darsi...-
-Dai, non ti scaldare!Volevo solo dire che te la sei trovata proprio carina-Riprese Aki - Sul serio, sembra anche simpatica...perché le tipe così non si intrufolano anche nella mia stanza??-
-Pensi che la rivedrai?-Chiese Eero.
Sospirai.
-Lo spero sul serio. Lo so, forse sono uno stupido... ma sento che in lei c’è qualcosa di...di diverso-
-Questa frase non mi è nuova-Replicò Pauli -Lo hai detto anche per un mucchio di altre donne, mi sembra-
-Lo so lo so ma le è speciale proprio perché è normale!Il che la rende diversa da tutte le altre donne che ho conosciuto...capite??No?Come faccio a spiegarlo..?-
-Oddio, questo è proprio andato...chiamate un esorcista!-Sospirò Aki dandomi una pacca amichevole.
Ma il buon vecchio Aki aveva fatto centro. Si, ero andato. Ero totalmente perso per quella strana ragazza che si era intrufolata nella mia stanza d’albergo travestita da cameriera, rischiando parecchio, solo per dirmi quanto fossero importanti per lei le mie canzoni...ma perché poi non riuscivo a smettere di pensare a lei?Mi aveva ingannato. Ed io ero cascato dritto nella sua farsa come un imbecille!Certo che aveva avuto proprio un bel coraggio a rischiare tanto...nessuna delle altre mie fans aveva mai osato tanto pur di scambiare una parola con me, e io di fans fuori di testa ne avevo viste parecchie!!
Ma le sue parole...mi erano rimaste impresse nella mente, nel cuore...No,ero sicuro che, per quanto potesse essersi dimostrata una brava attrice, quelle parole che mi avevano fatto riflettere sul mio amore per la musica e che mi avevano ridato la forza di salire sul palco non potevano fare parte di una messa in scena ben studiata per attirare la mia attenzione .Arwen...che era stata capace di dirmi esattamente quello che avevo bisogno di sentirmi dire con tanta semplicità e franchezza,che scherzava sul suo nome da personaggio delle fiabe...quella ragazza così semplice, genuina...Oddio, sono proprio messo male!
Il concerto era stato un autentico successo!C’era stata davvero un sacco di gente che ballava, saltava e cantava con entusiasmo…ogni live da emozioni fortissime, ogni volta come la prima, “ancora come il primo giorno”...dopo il concerto ho festeggiato, come “da contratto” con Eero, Pauli, Aki, amici, fans, produttori e tutti coloro che avevano contribuito a rendere grandiosa la serata.
Arwen e la sua scatenata amica, Tyla, non erano rimaste a lungo:dissero di dover raggiungere il resto del loro gruppo di amici e di dover tornare in albergo...accettai a malincuore l’idea di doverla salutare…ma riuscii a strapparle il numero di cellulare e il nome dell’hotel, perché sono un tipo che non si arrende facilmente!La festa finì più o meno intorno alle 6 di mattina (ma era iniziata almeno alle 4!!).Quando rientrai, stango ma ancora carico di adrenalina, ripensando alle tappe che ancora restavano del tour (roba da mettersi le mani ai capelli!) ripensai di nuovo a lei e le inviai un messaggio: <<tieniti libera domani sera, passo a prenderti alle 8.30>>
La risposta tardò un po’ ad arrivare...di sicuro stava dormendo e l’avevo svegliata!Che imbecille che sono...
<<e’ una specie di scherzo?>>
Le scrissi:
<<mai stato così serio. Ti fidi di me?>>
<<cosa devo aspettarmi?>>mi scrisse.
Le scrissi:<< Lo vedrai, è una sorpresa. Spero che il concerto ti sia piaciuto, a domani>>
E infatti la sera dopo mi feci trovare sotto l’ albergo, puntuale come non lo ero mai stato ed eccitato come non lo ero…forse dal mio primo appuntamento!
Avevo gli occhiali scuri e il berretto nero di lana tirato fin sulla fronte:non volevo essere riconosciuto da nessuno. Non avevo voglia di finire sotto l’obbiettivo di qualche fotografo, non quella sera...volevo tornare ad essere il “Lauri Ylonen normale” e non il “Lauri Ylonen il cantante dei Rasmus”.Solo per una sera, solo per lei. E poi non volevo rischiare che troppa attenzione e pettegolezzi sulla nostra uscita la mettessero in imbarazzo...era il Lauri normale che voleva piacerle, quello che ama i Beatles , andare sullo skate, le bevute con gli amici e il Signore degli Anelli.
Lei arrivò con quasi dieci minuti di ritardo, ma non me la presi. Guardai quella ragazza alta, avvolta in un cappotto nero, in jeans scuri e scarpe da ginnastica, scendere di corsa la scalinata dell’hotel e venirmi in contro, gli indomabili ricci biondi al vento. E vidi anche un gruppetto di ragazze tenerla d’occhio da dietro dal porta dell’edificio , alcune sorridenti, altre un po’ amareggiate;tra loro riconobbi Tyla.
-Non dirmelo, lo so che sono in ritardo...scusa!-Esordì arrossendo lievemente quando mi ebbe raggiunto.
-Va bene, non te lo dirò...ma è così –Replicai con un sorriso.
-Beh, ti dovrai abituare temo...la puntualità non è mai stata il mio forte...-
-e tu dovrai abituarti a camminare, perché io non ho la patente-
-Ehi, sono per metà elfa,no?Non bastano mica quattro passi a mettermi ko-
Così ci incamminammo insieme per Stoccolma. Il giorno dopo avrei dovuto salutare quella città e prendere un volo diretto per Goteborg per la prossima tappa del tour. Quando uscimmo dalla pizzeria, prendemmo un taxi.
-Il bello inizia adesso-Dissi mentre le aprivo la portiera dell’auto.
Lei mi lanciò un’occhiata obliqua.
-In che senso?-
-No no, non pensare a male!-Mi affrettai ad aggiungere -è una sorpresa, quindi niente domande lungo la strada-
Arrivati, dissi al tassista di fermarsi poco distante dal ciglio della strada e di aspettarci per circa un’oretta.
-Bisognerà fare un po’ di strada a piedi-Le annunciai-Circa mezzo chilometro
Lei si guardò attorno con aria disorientata, ma non fece domande, come promesso. Scendemmo e la condussi verso la campagna. Faceva freddo, ma era una bella sera:il cielo era nuvoloso come sempre, ma almeno pioveva.
Il sentiero saliva su per un pendio.Era scosceso e più di una volta fui sul punto di scivolare. Cercai di non farmi notare da Arwen...una bella caduta era proprio quello di cui avevo bisogno per fare la figura del fesso.
Arrivammo di fronte ad una recinzione di ferro, oltre la quale una macchia d’alberi gettava lunghe ombre sul terreno.
- E’ qui?-chiese alla fine.
-Si-
-Posso chiederti dove siamo adesso?-
-In piedi di fronte ad una recinzione, a occhio e croce-
-Spiritoso...-
-Ok, alla periferia di Stoccolma. Tranquilla, conosco questo posto, ci sono già venuto-
-Non ho mica paura, sai?-
-Non lo metto in dubbio. Allora, si va?-
-Dove?Là dentro?-
-Si, là dentro-
-Ma si può?Non è che è proprietà privata?-
-In effetti abbiamo superato un cartello che diceva “vietato l’accesso”...la cosa ti crea problemi?-
-Lauri!-
-Cosa?-
-Dai, non si può!E’ contro la legge!-
-Ma sentila! Chi era che l’altro giorno si è intrufolato nella mia stanza vestita da cameriera solo per confessarmi che è cotta di me??-
-Me lo rinfaccerai in eterno,eh?E per inciso, io non sono affatto cotta di te!-
-Insomma, ti va o no?-
Lei sbatté palpebre e lanciò un’occhiata incerta alla macchia d’ombra degli alberi.
Sospirai in modo teatrale, affondando le mani nelle tasche e alzando gli occhi al cielo.
-Aah, e io che volevo mostrarti un qualcosa che ti avrebbe lasciata a bocca aperta!Che peccato, ma se sei così fifona...-
Quando riabbassai lo sguardo notai che mi fissava torva. Poi sbuffò e afferrò la recinzione con le mani. Si issò e iniziò ad arrampicarsi. E io la guardai salire ammirato da quella sua agilità quasi sovrannaturale...chissà, magari nelle sue vene scorreva davvero sangue elfico...
Mentre si calava dall’altra parte le dissi.
-Ti ho accennato del cartello “attenzione ai cani”, vero?-
-Cosa?!-
-Scherzavo!Preso paura, eh?-
-Ah ah, mi sto sbellicando!-Quando fu dall’altra parte del cancello, mi arrampicai anche io, anche se non riuscii certo ad eguagliare la sua agilità.
Più che un elfo, mi sentivo uno gnomo...
Insomma, riuscii ad arrivare dall’altra parte con appena uno strappo alla manica destra, quasi totalmente invisibile.Arwen era accanto a me, le mani ai fianchi.
-Visto?Non è stata poi così dura-
Lei sorrise e scosse il capo facendo ondeggiare i ricci che le incorniciavano il viso.
La presi per mano e la condussi a passo sicuro tra i cespugli del parco. Mi muovevo con disinvoltura nelle tenebre .Era il mio elemento, dove mi sentivo al sicuro, dove mi sentivo forte. Mi piaceva quell’atmosfera misteriosa e tranquilla. Il silenzio premeva dolcemente contro le mie orecchie, interrotto solo dal suono dei grilli. Lei mi seguì in silenzio, la mano calda nella mia perennemente gelida.
E arrivammo di fronte ad uno spiazzo privo d’alberi:un’immensa aiuola circondata da cespugli ben curati. Al centro c’era una fontana non molto appariscente. Piccola, di pietra chiara e lucente.;dalla brocca che un putto reggeva sulla spalla sgorgava uno scroscio d’acqua.
- Ta - dan!-Feci cedendole il passo e scostandomi alle sue spalle.
Lei osservò il giardino.
- E’ bellissimo -Mormorò.
-Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto. Ne è valsa la pena o no?-
Lei non rispose. Io restai dove ero mentre Arwen passeggiava lentamente tra i cespugli di rose. E sembrava proprio una creatura dei boschi, uno spiritello. E mentre la guardavo ne ebbi la certezza:lei non era come le altre ragazze...
-Come conosci questo parco?-Mi chiese.
Scrollai le spalle.
-Vengo spesso in Svezia anche quando non sono in tour.Mi piace stare immerso nella natura. Una volta capitai qui per caso, mentre cercavo ispirazione per alcune canzoni. Mi ha aiutato, sai?Ho scritto qui alcuni testi...-
Lei annuì, continuando ad ammirare le rose. Ce ne erano di rosse, di gialle, di bianche e persino alcuni boccioli neri .Belli, preziosi e unici, come lei.
-E sei sgattaiolato dentro come hai fatto oggi?-
-No, allora dovevo suonare con la band alla villa al centro del parco. E’ proprio laggiù ed è enorme. Ci avevano invitati come ospiti d’onore. Dopo un po’ ne ho avuto abbastanza della confusione e sono andato a farmi un giretto per il giardino-
Ci sedemmo sull’erba, l’uno accanto all’altra.
-Lo sai cosa ho pensato?-
-Cosa?-
-Che tu di me sai praticamente tutto, e dopo la chiacchierata dell’altro giorno direi che mi conosci anche meglio di quanto io conosca me stesso. Io invece di te non so assolutamente nulla!-
-Beh, non c’è molto da dire. Non ho certo una vita eccitante come quella da rockstar...-
-Ma dai!allora, che fai nella vita a parte tendere agguati ai poveri musicisti indifesi?-
-E va bene!Allora, vivo a Helsinki e vado all’università. Studio medicina, vorrei diventare chirurgo -
-Però, impegnativo...-
-Si, abbastanza. A volte ho l’impressione di passare metà della mia esistenza su quei libri. Però è un indirizzo interessante e spero che un giorno sarò in grado di dare un aiuto concreto alla gente. Tu invece hai sempre desiderato fare il musicista?Non hai mai avuto nessun dubbio?-Mi chiese.
-Ci credi se ti dico che ho sempre sognato diventare cuoco?...no, davvero, non ridere!Guarda che sono bravo ai fornelli-
-No no,ci credo...è solo che non riesco ad immaginarti con un cappello bianco in testa e il grembiule-
-Ah si?Beh, allora ti farò assaggiare una delle mie specialità e vediamo se ne sarai così convinta-
-Cucini spesso per le ragazze?-
-No, non ne ho mai avuto il tempo.A casa mia ne ho invitate davvero poche.E’ molto piccola, solo di 35 metri quadrati...e tu invece vivi con i tuoi?-
Lei mi rivolse un sorrisino mesto.
-I miei hanno divorziato quando avevo 15 anni e mia madre si è risposata. Io vivo con mio padre e mio fratello di 13 anni, Kris...finché non trovo un impiego fisso .Per adesso lavoro part-time come commessa in un negozio di strumenti musicali. Certo, non guadagno molto...vendo chitarre tutto il giorno e appena posso prendo la mia-
-Vuoi dire che suoni?-
-Si...beh ,faccio parte di una band con Tyla e tre amici...di quello che in teoria dovrebbe essere gothic metal-
-Sul serio?Fammi indovinare, sei la cantante?-
-No no, sono troppo stonata!-Ribatté lei ridendo -E’ Tyla la nostra cantante ed è molto brava. Io sono solo la chitarrista...-
-Parli come se non fossi abbastanza importante -osservai- In una band sono tutti utili allo stesso livello-
-Si si, guarda che lo so!E’ solo che...dai, di solito tutti si ricordano solo del cantante principale e finisco no per infischiarsene degli altri-
Riflettei sulle sue parole e dovetti ammettere che in fondo non aveva tutti i torti:era uno dei motivi per cui erano scoppiati litigi con gli Eero,Pauli e Aki, soprattutto se eravamo sotto stress per il lavoro...ma sapevamo che era una sciocchezza, che i The Rasmus non sarebbero mai esistiti senza il lavoro di ognuno di noi,così finivamo per fare subito pace. Eravamo una squadra vincente proprio perché eravamo una squadra.
-Per quanto un cantante possa essere bravo, vale ben poco senza una band che sappia trasformare in musica i suoi testi, che sappia dare vita alle sue parole,no?-
Lei annuì e sorrise.
-Ben detto!Non ti facevo così saggio-
-Mi facevi la rock star che si ubriaca tutto il giorno e va dietro alle donne la sera?-
Lei assunse un’espressione molto seria.
-No, non intendevo questo- Rispose-Non penso affatto che tu sia così. Magari all’inizio un po’ lo pensavo... ma adesso che ti conosco, ho capito che in fondo sei una bella persona-
Mi sentii toccato da quelle parole...controllati Lauri, non ti metterai a piangere per l’emozione adesso!
Le sorrisi, m preferii non risponderle. Così cambiai argomento-E chi siete nella band a parte te e la tua amica?-
-C ’è Henrik che suona il basso ed è seconda voce, Mikael alle tastiere e Martin alla batteria-
-Siete organizzati!Con una squadra così potete sfondare...-
-Per adesso l’unica cosa che riusciamo a sfondare sono i timpani dei vicini di casa di Mikael:suoniamo nel suo garage...siamo ancora dei dilettanti, figurati che non abbiamo nemmeno un nome fisso:a volte siamo i The Castle , altre i DarkWood...ma per quelli del quartiere siamo già famosi come “I cinque disturbatori della quiete pubblica”. Però, anche se siamo cinque imbranati, ci divertiamo un mondo a suonare insieme –
Risi e lei anche. Era così dolce la sua risata...come il suono dell’acqua che scorre.
Mi chinai su di lei e la baciai, spinto da quel folle istinto che si era impossessato di me quando l’avevo baciata il giorno in cui avevo smascherato la sua messa in scena. Premetti lentamente le labbra sulle sue. Poi con maggiore foga...lei prese ad accarezzarmi la guancia,il collo. Mentre la baciavo,la feci stendere dolcemente sull’erba. Mi sdraiai accanto a lei. Poi scavalcai con il braccio i suoi fianchi e la mia gamba fece o stesso. Mentre ero sopra di lei, scostai il viso dal suo per guardarla.
Era così bella...dolce...desiderabile...Quando incrociò il mio sguardo arrossì.
Le sorrisi.
-La sai una cosa buffa?-
-Sentiamo-
-stesa su questo prato... sembri veramente un’elfa-
-Devo prenderlo come un complimento?-
-Sei bellissima-
Lei arrossì e sorrise e io la baciai di nuovo. E mentre lasciavo scivolare le dita sui suoi fianchi,sulla pancia, sbottonandole lentamente il cappotto, sentii un rumore dietro di me, come di un tappo che salta... ma non vi badai...la mia mente era altrove...
Poi di nuovo...ma non vi feci caso nemmeno la seconda volta. Cominciai a capire che c’era qualcosa che non andava quando iniziai a sentire la manica del cappotto umida...
-Ma che cavolo...??-
Improvvisamente, un violento getto d’acqua si sollevò da terra, proprio dal punto in cui c’era il gomito destro su cui mi reggevo. Sobbalzai e mentre il getto schizzava verso l’alto facendo cadere una pioggia ci gocce gelide su me e Arwen .Entrambi scattammo in piedi come molle.
-Ma porca miseria, gli innaffiatori !-
L’impianto di irrigazione automatizzato della villa doveva essere entrato in azione a mezzanotte precisa. Presto ci ritrovammo letteralmente circondati da getti d’acqua che ruotavano su se stessi, come indemoniati...
Arwen scoppiò a ridere. Io l’afferrai per mano e la condussi via da quel disastro che aveva rovinato quel momento romantico...non era per niente giusto!
-Non ci vedo niente da ridere!-Dissi mentre lei cercava di corrermi dietro, ancora piegata in due dalle risate.
Per tutta risposta, lei si fermò e mi tirò a sé per il braccio. Mi afferrò per il cappotto e mi baciò a lungo, con passione...e allora seppi che non me ne importava più così tanto se eravamo in mezzo al giro d’azione di un’infinità di innaffiatori impazziti e bagnati fradici...La strinsi forte,scostandole delicatamente dal viso i ricci gocciolanti...e all’improvviso, distinsi tra gli scrosci d’acqua, dei passi concitati...
-Ehi voi, che state facendo?Fermi dove siete!-
Arwen si scostò da me e si voltò di scatto.
Delle luci baluginarono nel buio...altri passi, sempre più vicini...seguiti da un abbaiare rabbioso, guaiti e ansimi...
-Me**a!!Ce li hanno davvero i cani!!!-
Ci demmo ad una fuga disperata dalla parte opposta ai passi e ai guaiti.
-Sei una specie di calamita per i guai o cosa??!-Mi gridò Arwen con fiatone, seguendomi a ruota.
-Lo so lo so...corri, svelta!!-
Perché?Come si può essere così perseguitati dalla sfiga??Non credo di aver mai detestato i cani come in quel momento...
Corremmo e corremmo, senza avere la minima idea di dove stessimo andando...fino a che mi iniziò a bruciare il fianco e iniziai a rallentare. Lei mi superò senza difficoltà, poi tornò in dietro.
-Dove diavolo è il cancello da qui siamo entrati?Io non vedo nessuna recinzione!-
-Ho...ho l’impressione che stiamo andando dalla parte sbagliata...-
-E io che stiamo girando intorno...dai forza ,lumaca!-
Mi afferrò per il braccio e mi trascinò in quella direzione, cercando in tutti i modi di trattenere le risate.
Ci facemmo largo tra i cespugli, calpestando non so quante aiuole sulle quali il povero giardiniere del parco doveva aver lavorato ore e sbucammo in un ampio spiazzo privo di alberi. Oltre le cime degli abeti si stagliavano spettrali le torrette della monumentale villa in stile barocco Mi ricordai di quel prato e condussi Arwen verso una grande gazebo proprio al centro, quelli dove di solito suonano le orchestre nei concerti all’aperto.
-Da questa parte...- E andammo a nasconderci sotto il gazebo.
Ci sedemmo sul pavimento di legno e restammo in silenzio, prendendo fiato.
-pensi che se ne siano andati?-Chiesi ancora col respiro ansante.
-Non lo so, è probabile che ci stiano ancora cercando...-Incrociò il mio sguardo e rise, probabilmente per via della mia espressione ancora sconvolta-Te la sei fatta sotto,eh?E poi la fifona sono io...-
-Non ci trovo proprio niente da ridere!-La rimbeccai-E comunque io non ho affatto paura dei cani...è che preferisco i gatti, ecco-
-Dimmi un po’, ma tutti i tuoi appuntamenti sono così...movimentati??-
-No, di solito sono una barba...e soprattutto finiscono molto in fretta-
-Ho capito, risparmiami i particolari... comunque sappi che se uno di quei cani mi avesse staccato una gamba a morsi, non avrei esitato a farti causa!-
-non ti avrei certo biasimata-Replicai e le sorrisi-però dai, ammettilo che ti sei divertita-
Arwen rise e io notai una cosa:stava tremando.
-Hai freddo?-
Era colpa mia se era completamente zuppa dalla testa ai piedi...
-ma no, sto bene-
Feci schioccare la lingua.
- Stai congelando,aspetta...-
Mi sfilai il cappotto (anch’esso fradicio) e glielo misi sulle spalle.
Lei all’inizio oppose resistenza, sostenendo di avere la pelle resistente e di essersi riscaldata abbastanza con la fuga .Ma io la ignorai.
-Ecco fatto. Meglio, eh?-
Lei sospirò rassegnata e si raggomitolò nel mio cappotto, come un gatto. Io le detto un bacio sulla fronte e le cinsi le spalle con il braccio. Lei posò la testa nell’incavo della mia spalla.
Ricordo di essermi addormentato al ritmo del suo respiro, col suo fiato caldo sul collo che mi faceva rabbrividire...ma non avevo freddo, non più...non ero mai stato tanto bene da un sacco di tempo...
Era quello l’amore allora?Era quello che avevo sempre cercato, di cui avevo sempre cantato ma che non ero mai riuscito a raggiungere?Era strano. Era come qualcosa di inafferrabile, che ti scivola tra le dita...eppure c’è, lo senti...lo senti accanto a te.
Ripensai alla mia vita e mi resi conto di quanto fossi stato superficiale, esattamente come le altre persone che mi stavano attorno e da cui ero così disgustato...non dipendeva esclusivamente dal mio lavoro, che mi costringeva lontano da casa per mesi, se non ero mai riuscito a legarmi a qualcuno...Avevo conosciuto un sacco di donne.Ed era stato divertente, eccitante vivere senza legami, senza prendere impegni ,senza promettere nulla a nessuno ma dopo un po’ avevo capito che non era questo che volevo realmente. Volevo qualcosa di più...volevo sentirmi vicino a qualcosa di vero. Avevo quasi trent’anni e avevo una vita che molti mi invidiavano...ma mi sentivo incredibilmente solo.
Si, era quella l’unica spiegazione. Era la fine del mio viaggio?No, non era la fine...era un nuovo inizio. Perchè era lei la risposta, la ragazza che dormiva al mio fianco. Ancora una volta mi dissi che si, era lei quella giusta, perché altrimenti non sarei mai riuscito a spiegarmi come mai averla vicina mi facesse sentire così...così pieno di euforia e disperazione insieme, come ubriaco...e senza aver toccato un goccio di birra in tutta la sera...
Continua...
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