Ma grassie va be', posto il secondo... Accadde però che un mattino di metà gennaio presi la stessa medesima corriera con lo stesso medesimo sconosciuto e…
Mio cugino Daniel che ci scambiava quattro chiacchiere.
Inizialmente stentai a credere ai miei occhi: conoscevo praticamente tutti gli amici di mio cugino, visto che io, lui e sua sorella Kaija vivevamo praticamente come due sorelle ed un fratello: eravamo vicini di casa da tutta la vita, avevamo passato tutti i momenti migliori della nostra infanzia insieme e conoscevamo tutti gli amici più intimi di uno e dell’altra.
Sgranai le pupille e, nonappena misimo il piede fuori da quella scatola di studenti semovibile, rivolsi un sorriso incredibilmente largo e abbracciai con forza il mio parente –Daniel, cuginetto mio adorato!- dissi spalancando i miei occhi, già enormi di loro, e sbattendo le palpebre lentamente. Lui mi rivolse un sorrisino malizioso –Dimmi, Anja.- rispose sillabado con aria di solennità. –Danieluzzo mio, scusa tanto, ma conosci quel tizio che si trovava in corriera con noi?-
Dan, che tutto sommato di gente ne conosceva un po’, aggrottò le sopracciglia e mi chiese se era il ragazzo seduto accanto ad un mio amico; risposi scrollando la testa, spiegandogli che era il ragazzo di fronte a lui che aveva sempre tenuto il cappuccio. Dan, sentendo questo, esplose in un tripudio di ilarità, dando sfogo a una sorta di gioia compressa troppo a lungo.
Per capirci, mi rise in faccia.
-Ma LAURI?-
Scrollai la testa: -Dan, non lo so come si chiama, su…- eppure mi era parso di sentirlo chiamare “Lau” effettivamente… ma non solo.
-Ma sì, tanarda, lo chiamano tutti Lintu.- Ecco qual era l’altro soprannome!
-Sì, credo sia lui.- asserii.
Daniel scoppiò di nuovo a ridere: -Ma dai Anja, lo conosco da tutta la vita! Viene da me ogni settimana per fare i compiti assieme!-
In quel momento mi chiesi che faccia avrei fatto se, scendendo dai miei nonni, mi fossi trovata faccia a faccia con questo fantomatico Lauri.
-Comunque poi te lo presento, ciaoooooooo.- disse mio cugino aprendo la porta di casa, mentre io entravo nella mia.