Signore e signori, riecco le avventure del nostro Lauri alle prese, per la prima volta, con l'amore...
Spero che vi piaccia
*
Aveva da poco smesso di piovere e l’aria era ancora fresca e densa di umidità.
Il mio sguardo seguì il volo di un gabbiano che si librava verso il l’orizzonte, dove il mare e il cielo color piombo sembravano toccarsi.
Quel giorno c’era poca gente che passeggiava sul lungomare di Helsinki.
Anche Arwen guardava lontano, immersa in chissà quali pensieri.
-A volte vorrei essere un gabbiano-Disse all’improvviso- Deve essere bello poter spiegare le ali e staccarsi da terra come se nulla fosse. E volare lontano, senza una meta precisa. Solo per il gusto di farlo, per sentirsi liberi-
Le sorrisi.
-Che poetessa-Commentai- Sul serio, questa frase devo proprio segnarmela-
-Si, si scherza pure-fece lei rivolgendomi un sorrisino- Ma non sai quanto ti invidio. In un certo senso anche tu puoi andare ovunque senza legarti a nulla-
-Questo non fa di me un uomo libero-Obbiettai- Mi sentirò davvero libero solo quando avrò trovato una ragione che mi faccia rimanere in un luogo da chiamare casa-
-Adesso chi è che fa il filosofo?-
-Potresti essere tu questa ragione, lo sai?-
Lei mi fissò negli occhi e il suo sorriso si spense. Arrossì violentemente e abbassò lo sguardo...era fin troppo facile metterla in imbarazzo...
Avevo mantenuto la mia promessa di tornare presto da lei una volta rientrato da Tampere .Avevamo trascorso qualche giorno al lago, solo io e lei...cioè, saremmo stati solo io e lei se i ragazzi non fossero venuti continuamente alla villa a darci il tormento con le loro visite giornaliere e i loro “allora piccioncini, tutto a posto?” “se avete bisogno fateci sapere, siamo a vostra disposizione” oppure “Arwen, se Lauri inizia a fare il vichingo perverso non esitare a chiamarci che lo sistemiamo noi...” e così via...per fortuna il buon Eero era riuscito a convincerli a levare le tende, altrimenti Pauli ed Aki avrebbero messo le radici .
Era stato forse uno dei periodi più piacevoli che abbia mai trascorso ed ora che era giunto il momento di partire alla volta degli Stati Uniti, non potevo fare a meno di richiamare continuamente alla memoria quegli istanti...quei gesti semplici come fare colazione insieme in veranda o passeggiare per i boschi, le gite in barca. Tutto questo mi sarebbe mancato terribilmente una volta partito, mi sarebbe mancata quell’intimità e quella complicità che si era instaurata tra di noi.
-Mi farò vivo-le dissi poi tornando serio-te lo giuro...dovessi mandarti un piccione viaggiatore al giorno-
Lei rise...dio, quanto amavo vederla ridere...
-non occorre disturbare nessun piccione - Rispose-Solo...pensami ogni tanto,ok?-
-Lo faccio già in continuazione. Sei costantemente nei miei pensieri e nei miei sogni,ci credi?-
-No, non ci credo-
-E invece devi-
Le cinsi i fianchi,affondando il viso tra i suoi capelli che avevano l’odore della salsedine.
Poi, sentii dei passi concitati alle nostre spalle.
-Oh mio dio!Quello è Lauri Ylonen!!Ehi Lauri!LAURI!!-
Alzai gli occhi al cielo e mi voltai controvoglia verso la ragazzina che aveva chiamato...o meglio, urlato il mio nome e che mi stava correndo in contro seguita a ruota da un’amica.
Arwen si divincolò dalle mie braccia e si allontanò di qualche passo.
-Il dovere la chiama signor Ylonen- Disse con un sorrisetto- Non deluderesti mai due fan così accanite,no?-
Sospirai e rivolsi un sorriso un po’ stiracchiato alle due ragazzine che avevano già messo in bella mostra le loro macchine fotografiche e i loro block notes provvisti di penne.
Firmai tre autografi (uno per ciascuna di loro ed un altro da portare ad una loro amica) e mi feci fotografare assieme a loro. Una volta che si furono allontanate,tornai da Arwen che era rimasta in disparte.
-Ammettilo che ci provi gusto-mi punzecchiò lei.
-Sinceramente?Si, non è male stare al centro dell’attenzione... ma a volte diventa abbastanza irritante-Confessai e me la ripresi fra le braccia.
-E poi l’unica fan da cui voglio farmi pedinare sei tu...Dove eravamo rimasti?-La baciai,felice di essere ritornato nel mio ruolo da “Lauri Normale”, quello in cui mi sentivo più a mio agio. Una volta separati, mi portai le mani ai capelli e mi sfilai una delle penne di corvo che portavo sempre con me. Ormai erano diventate una sorta di emblema per i The Rasmus.
Lei mi osservò incuriosita e mi permise di annodarla tra i suoi ricci.
-Ecco fatto-dissi una volta sicuro che reggesse- Lo sai che ti dona?-
Lei rise e sfiorò con le dita la sagoma setosa ed affusolata della piuma.
-E questo cosa significa?-
-Lo so, non è un anello da quindici carati ne una collana d’oro zecchino-Spiegai scrollando le spalle -ma volevo che avessi qualcosa di mio, qualcosa che ti facesse pensare a me e non alla mia carta di credito...perciò abbine cura finché non torno ok?Sappi che ci sono molto affezionato-
Odiavo doverle dire di nuovo addio e volevo farlo in maniera meno dolorosa possibile.
-Non preoccuparti, è in buone mani-
...15...16...17...18 piano...Finalmente!
Uscii dall’ascensore e arrancai esausto per il corridoio verso la mia stanza. Erano da poco passate le due ed ero riuscito ad evadere da quello studio di registrazione solo dopo un’estenuante giornata.
Avevamo iniziato le registrazioni per un nuovo album a Nashville, in Tennessee. L’idea sembrava promettere molto bene...avevamo anche convinto a collaborare con noi un noto produttore statunitense che aveva avuto a che fare con colossi della musica internazionale: Bon Jovi, Kiss ed Aerosmith, tanto per citarne alcuni.
I ragazzi avevano proposto di fare un salto in qualche locale per un giro di birra prima di rientrare in albergo, ma io non me l’ero davvero sentita...e la cosa li aveva parecchio sorpresi...
-Ah, lasciatelo in pace!-Aveva commentato Aki con un ghigno- Il nostro Lintu ormai ha in testa solo una “bionda”-
Arwen...
Il suo pensiero mi ossessionava da quando ero salito sull’aereo.
Ci eravamo sentiti per telefono il giorno prima:non mi sarei mai sognato di deluderla di nuovo.
Quella sera lei e la sua band si sarebbero dovuti esibire in una famosa discoteca di Helsinki e avrebbero suonato da supporto agli HIM. Era la prima volta che aprivano un concerto di una band di quel calibro e mi aveva confessato di essere elettrizzata...ma anche nervosissima. Ricordavo perfettamente il primo concerto importante dei The Rasmus e la sensazione di panico che avevo provato allora.
Avrei dato qualsiasi cosa per poterle essere vicino in quel momento, per poter assistere alla sua esibizione, per poterla rassicurare...
Ad Helsinki avrebbero dovuto essere pressappoco le cinque del pomeriggio. Mi immaginai Arwen e i suoi compagni mentre si preparavano al concerto...chissà se aveva paura...chissà se sarebbe salita sul palco con la mia penna di corvo tra i capelli...
Aprii la porta e lasciai la chitarra accanto all’uscio. Chiusi, mi sfilai il cappotto e accesi l’interruttore nella speranza che nel frigo fosse rimasta una bottiglia di vino; un bicchiere era quello di cui avevo bisogno prima di andare a letto, giusto uno...il giorno dopo avrei avuto un sacco di interviste e sarei stato sballottato da una parte all’altra della città in balia dei giornalisti per ore...ma per il momento ero finalmente solo...o almeno così credevo...
-Ehilà!-Mi apostrofò una voce maledettamente famigliare. Il solo udirla mi vece scendere un brivido lungo la schiena...non avrei mai pensato di riascoltarla.
Mi voltai di scatto verso il salotto della camera.
Katya era seduta su una poltroncina accanto alla finestra e mi osservava,le gambe accavallate e sul viso un sorriso sardonico.
-Ti stavo aspettando- Mi disse-credevo che non saresti più rientrato...per un attimo ho anche temuto di aver sbagliato stanza-
La fissai inespressivo mentre si alzava e mi veniva incontro. Con movimenti lenti, ondeggiando leggermente. Indossava un abito nero, corto ed attillato, che ne valorizzava le forme snelle e sinuose.
-Che ci fai qui?-Chiesi aggrottando la fronte.
Lei scrollò le spalle e si avvicinò al tavolino di vimini dove erano posti una bottiglia di Champagne e due bicchieri.
-Sto girando un servizio fotografico proprio qui a Nashville- Rispose versando il contenuto della bottiglia in una delle coppe- E’ per una casa di moda americana famosa,sai?-
-Hai fatto carriera- commentai- Ma intendevo...cosa ci fai nella mia stanza?Come hai fatto ad entrare?-
Katya si voltò verso di me e mi porse un bicchiere.
-Oh, ho saputo che eri da queste parti e ne ho approfittato per farti un saluto.
Alla reception ho solo detto di essere una tua amica e che volevo farti una sorpresa-Rispose con una risatina-Non è stato difficile convincerli a lasciarmi le chiavi...so essere molto convincente...ma questo lo sai, no?-
Si, non c’erano dubbi:Katya era una di quelle che ottiene sempre quello che vuole...
-Propongo un brindisi, che ne dici?-disse.
-Ah si?E cosa si festeggia?-
-Una volta non avevamo bisogno di un motivo in particolare per festeggiare mi sembra- Ribattè lei con un sorriso intrigante .
-A noi- riprese alzando il bicchiere-...E perché no?Anche al tuo nuovo album. Sono sicura che sarà un successo, come sempre...-
Sospirai e lasciai tintinnare il bicchiere contro il sui. Bevvi un sorso e lei fece altrettanto.
-Ce l’ha già un titolo?-
-Non è ancora sicuro...stavamo pensando a qualcosa tipo “Black Roses”-
-Non suona male-Commentò lei sorridendo e bevve un altro sorso.
-Ho pensato molto a te in questo periodo-Mi confessò passando l’indice sull’orlo del bicchiere-E tu, mi hai pensata?-
Cosa avrei dovuto risponderle?Che era definitivamente fuori dalla mia vita?Che avevo estirpato quei mesi passati con lei e che non avevo più ripensato ad momenti felici trascorsi insieme...avrei potuto dirglielo...ma non sarebbe stata la verità. Perchè si, nonostante tutto avevo pensato a lei...
- Katya- le dissi- Perché sei venuta qui stasera, eh?-
-Volevo parlarti-Rispose lei fissandomi attentamente. Conoscevo quello sguardo. Era ardente, penetrante. Aveva sicuramente più carattere di qualunque altra donna avessi mai incontrato, dovevo ammetterlo.
-Io...lo so di aver commesso parecchi errori con te- Ammise-Non avrei dovuto dirti quelle cose, l’ultima volta che ci siamo visti. E’ stato poco gentile da parte mia...-
-Poco gentile??-Ripetei alzando le sopracciglia- Katya, tu mi hai scaricato con tre parole!Mi hai liquidato senza darmi possibilità di reagire!E adesso sei venuta qui per parlare?Mi sembra che tu sia stata fin troppo chiara l’ultima volta...-
-Oh ero confusa, Lauri- Ribattè lei lanciandomi uno dei suoi sguardi languidi .Era una tattica che usava spesso...già, la scusa della ragazza “confusa”era vecchia però...
-Insomma, stava accadendo tutto troppo in fretta tra di noi...e poi-Notai che la sua mano aveva raggiunto la mia spalla-La verità è che mi piacevi troppo e avevo paura di farti soffrire...-
Annuii meccanicamente. Era davvero bella...di una bellezza sublime, con quei lunghi capelli corvini che le ricadevano sulle spalle morbidi e lucenti come una cascata di pece ancora calda...Il suo viso appuntito, dagli zigomi alti e i tratti marcati e fieri...la pelle abbronzata... i suoi profondo occhi neri, due abissi in cui aveva saputo inghiottirmi ...
...Non voleva farmi soffrire, eh?
-Beh, ci sei riuscita lo stesso,sai?-Dissi freddamente.
Lei annuì e mi si fese più vicina. Notai che le sue dita avevano raggiunto i bottoni della mia camicia...E non potetti fare a meno di immaginarmi una bella targa d’oro con il mio nome stampato a caratteri cubitali, affissa sul camino di casa sua assieme agli altri “trofei di caccia”: “Lauri Ylonen, cantante 2006-2008”.
-Mi dispiace davvero-Mormorò lei guardandomi fisso- Ma è per questo che sono qui stasera, per farmi perdonare...-
Ormai il suo viso era ad un palmo dal mio.
-Mi sei mancato...-Mi sussurrò all’orecchio con tono dolce, sensuale .Nel frattempo, uno dopo l’altro i bottoni della mia camicia stavano cedendo alle sue dita...
Sospirai e mi scostai da lei.
-Credo che sia meglio che tu vada ora-dissi distogliendo lo sguardo-Sono stanco e vorrei andare a dormire, se non ti dispiace...-
-Oh, andiamo...So perfettamente che non è quello che vuoi. Io ti conosco molto meglio di quanto tu creda, tesoro...-
Posò il bicchiere e mi prese il viso tra le mani, costringendomi a guardarla.
-Mi desideri ancora, prova a negarlo?Dillo che lo vuoi anche tu...-
Mi divincolai e la afferrai per le spalle.
-Adesso te la faccio io una domanda-Dissi fissandola attentamente-Tu mi ami?Mi hai mai amato un solo istante da quando mi hai conosciuto?-
Lei sbattè le palpebre, evidentemente sorpresa
-Oh, Lauri!-Rise lei- Ma che domande mi fai?Ma certo che ti amo, è ovvio!-
- l'amore non è mai ovvio- Ribattei gelido-Non quello vero, almeno-
-Ah, l’amore!-Sospirò lei con fare melodrammatico- fondo è solo una parola senza significato ormai,non credi?Si può dire che abbia perso del tutto il suo valore più alto...
-Forse- Convenni asciutto- Ma voglio sapere se tu ci credi e voglio una risposta sincera,Katya-
-Oh,insomma!-Sbottò lei mettendo il broncio-Non ti capisco proprio. Siamo stati bene insieme, non ti pare?Avevamo tutto, perchè allora sforzarsi di rincorrere qualcosa che è impossibile raggiungere?-
-Perché sono convinto che solo perché qualcosa è difficile da raggiungere, non significa che questa non esista- Risposi-Non capisci?Katya, tu sei una donna splendida e sono sicuro che sei in grado di offrire ad un uomo tutto ciò che possa mai desiderare. Ma non puoi darmi quello che io desidero. Non te ne faccio una colpa, è così e basta-
-Sei davvero infantile- Commentò lei sdegnosa-Non verrai a dirmi che adesso, improvvisamente ti sei messo alla ricerca del grande amore?E’ ridicolo!-
-E chi lo sà?Magari in fondo ho vissuto nella perenne ricerca dell’amore-Replicai- Solo che ho sempre cercato nella direzione sbagliata...-
Lei mi lanciò un’occhiata penetrante, carica di indignazione.Quanto doveva giudicarmi patetico...
-E quindi?-
-Quindi c’è stato un tempo per noi-Risposi- E’ vero, forse le cose sarebbero potute finire diversamente. Ma ormai è tardi e io ho fatto la mia scelta. Non credo che abbiamo altro da dirci-
Lei continuò a fissarmi incredula.Le risultava davvero così difficile credere che le cose potessero essere cambiate?Che io potessi essere cambiato?
-Te ne pentirai amaramente, lo sai?-Girò sui tacchi e prese il cappotto che aveva lasciato sul bracciolo della poltrona.Poi si fermò di fronte all’uscio.
-Non mi accompagni alla mia auto?-
Sbattei le palpebre piuttosto sorpreso da quella richiesta.Poi le sorrisi.
-Mi sembra il minimo.E poi non vorrei averti sulla coscienza se ti violentassero per strada-
Lei non commentò. Uscimmo in strada e ci avviammo verso il parcheggio dell’albergo. Si trovava in un luogo un po’ isolato, circondato da due grandi aiuole...mentre camminavamo non riuscii a fare a meno di guardarmi intorno, preso da una strana inquietudine...avevo come l’impressione di essere osservato.Arrivammo d’avanti alla sua auto. Le aprii la porta.
Lei si fermò d’avanti a me, il capo leggermente inclinato e mi sorrise.
-Beh, abbi cura di te allora. In bocca al lupo per i nuovo album e per la tua... “ricerca”-Si morse il labbro-Ero seria quando ho detto che mi piaci molto...mi è concesso un ultimo bacio? -
-Beh...-Ma non ebbi il tempo di replicare, perché lei mi si gettò letteralmente addosso e mi impresse un lungo bacio sulle labbra. Quando si allontanò, me accarezzò la guancia.
-Bye bye, tesoro- Mi disse e salì in macchina.
Rimasi immobile mentre l’auto si allontanava verso la strada. Poi mi accesi una sigaretta e mi avviai verso l’albergo.
Chissà se me ne sarei davvero pentito un giorno, riflettei mentre camminavo. Probabilmente un altro al mio posto si sarebbe preso a calci per essermi fatto sfuggire un’occasione come quella...di sicuro il Lauri di qualche mese fa non avrebbe esitato a chiedere a Katya di restare con lui quella notte... e nel pensare ciò fui preso da uno strano senso di compiacimento, quasi di orgoglio:gli errori del mio passato erano riaffiorati sulla mia strada, ma io ero stato più forte di loro...per fortuna avevo un buon angelo custode.
E mentre ritornavo solo in quella stanza d’albergo, ne ebbi la consapevolezza:l’ultimo legame con la mia Gabbia d’Oro era crollato. Ero finalmente libero.