ecco a voi il penultimo capitolo...
49. In trappola Solo qualche ora prima era con Nick e adesso stava già aspettando la morte. Le cose erano successe troppo in fretta. Avrebbe voluto almeno vedere Yuri e Anna un’altra volta, però il gioco non era piu’ sotto il suo controllo. Poteva solo accettare in silenzio quello che l’aspettava. Sarebbe arrivato qualcuno da un momento al altro e finalmente avrebbe visto la faccia di chi l’aveva tormentata in distanza durante quei anni. Come ultima cosa voleva sapere chi aveva rovinato la sua precedente vita e le stava negando anche la sua seconda possibilità. Voleva aspettarlo pronta, però per quanto cerchi di convincerti, si può essere mai pronti a morire? I minuti passavano ed Elena non sapeva esattamente quanti, ma aveva la convinzione che fuori c’era ancora il sole.
Non aveva piu’ speranze e sapeva che anche se avesse avuto qualche possibilità di scappare non l’avrebbe fatto. Ormai aveva tanto da perdere, invece quando era piu’ piccola aveva solo la sua vita da proteggere. Distese le gambe e sentì qualcosa cadere. Con pigrizia si allungò per raccoglierla e toccandola capì che era la sua borsa. Quella non gliel’aveva tolta forse perchè sapeva che non poteva farci niente con essa. Aprì la borsa e prese il cellulare. Poteva vedere l’ora, ma non le interessava piu’. Come aveva immaginato non c’era campo. Le pareti erano troppo spesse. Con la luce dello schermo vide piu’ chiaramente la stanza. Non c’era niente a parte il letto dov’era seduta, una semplice lampada- l’interruttore della quale doveva essere fuori, e la maniglia della porta. Rimase a fissare attentamente la maniglia. Qualcuno l’avrebbe girata e dopo aver aperto la porta sarebbe stata la fine.
Ormai aveva lo sguardo spento. Lasciò cadere il cellulare e tutto il suo coraggio. Lasciò i ricordi invadere la sua mente e si sentì incredibilmente stupida. Era stata lei a voler sapere, a voler scoprire, a voler trovare quella verità, e adesso che era ad un passo dalla fine delle sue ricerche – e la sua vita , era estremamente pentita. Avrebbe dovuto dare piu’ importanza a quello che aveva e sarebbe stato tutto diverso. Aveva permesso che il suo passato diventasse un’ossessione e adesso ne avrebbe pagato le conseguenze.
Quando sentì la porta aprirsi, fu quasi sollevata. Se sarebbe rimasta ancora un po’ a pensare a le belle cose che le erano successe senza che lei se ne accorgesse, si sarebbe sentita ancora piu’ ferita.
E: Papà, sei tu? – chiese amareggiata all’ombra del uomo che entrò, prima che lo vedesse chiaramente.
M: Si sono io. – rispose Martti con un tono neutrale. – Allora, adesso ti ricordi di tutto?
E: Credo di si. So anche perchè mi odiate così tanto. – disse con calma, però dentro di lei tutto stava crollando. – Non ti preoccupare. Questa volta non mi opporrò a niente.
M: Davvero? – disse un po’ sorpreso. – Non è da te Emily.
E: Beh, io non sono piu’ Emily, e non sai quanto vorrei non esserlo mai stata.
M: Capisco. Seppo mi aveva detto che eri cambiata. Vieni! Ho una sorpresa per te. – disse compiaciuto, come se stesse per fare un regalo ad una bambina.
E: Non puoi farla finita qui e adesso? – supplicò sapendo già che non sarebbe stato così.
M: Oh! Non pensare che sarà così facile. Ti attende una lunga giornata, o meglio pomeriggio. – le sorrise con una finta affettuosità. Elena obbedì sapendo di non poter fare niente per cambiare la situazione. Decise di seguirlo in silenzio. Al contrario della stanza che sembrava una cella, tutto l’ambiente fuori sembrava una casa normale. Era una casa spaziosa che dopo lei riuscì a riconoscere. Era lì che era cresciuta. Percorrendo quei corridoi, davanti a quelle stanze chiuse dove lei aveva trascorso i suoi ultimi anni da ragazza normale, le mancò il respiro. Si ricordò della solitudine che l’aveva sempre circondata dopo la morte della sua vera madre. Si ricordò della tristezza e di tutte le volte che aveva pianto, però l’uomo che adesso camminava davanti a lei non si era mai preoccupato di niente. Finalmente capì quanto scura era stata quella vita. Fu felice per il tempo che era riuscita a trascorrere lontano da lì.
Quando passarono davanti al vecchio ufficio del padre , le venne in mente il giorno dopo il quale la tristezza si era trasformata in terrore. Dietro quella porta aveva ascoltato tutto quello che non doveva sapere, però anche se fosse stata al oscuro dei progetti che quel uomo voleva realizzare, il suo destino non sarebbe cambiato. Lui l’odiava ugualmente, e prima o poi avrebbe comunque tentato di ucciderla.
Aveva scoperto che lui uccideva delle persone per arrivare a quello che voleva. La sua sete di vittoria non aveva limiti. Non riusciva a capire come Eerika l’avesse amato. Era rimasta scioccata ed era subito andata a confidarsi con Yuri e sua madre, anche se non li disse tutta la verità. Dopo essere uscita dalla loro casa, non ebbe nemmeno tempo di pensare a cosa fare. Martti venne a prenderla, o meglio rapirla, e la rinchiuse in quella stanza. La sua cella era sempre stata pronta, senza che lei lo notasse, e poi il fatto che la casa fosse un po’ isolata dalle altre era al suo vantaggio. Lui aveva solo aspettato la giusta occasione, un qualsiasi pretesto, in modo che forse si sentisse anche bene con se stesso per quello che voleva fare. Poi l’altro fu una vera sorpresa. Non lo incontrava da anni, e comunque anche lui si trovava lì, per vederla soffrire e forse contribuire alla sua morte.
Rimase imprigionata in quella stanza per una settimana, o di piu’, finche non si decise di fare qualcosa. Voleva ribellarsi e tentare di fuggire ad ogni costo. La sua vita era già in pericolo, quindi un tentativo le sembrava giusto farlo. E fu così che un giorno aspettò con tutti i riflessi pronti che uno di loro venisse e portarle la colazione. Se fosse stata fortunata sarebbe stato solo, e prendendolo alla sprovvista poteva riuscirci. Non dormì quella notte e non ne aveva nemmeno il bisogno. Aveva dormito abbastanza. Quello che venne quella mattina, come l’aveva fatto anche adesso, fu suo padre. Senza esitazioni lei lo colse impreparato e lo assalì. Poi mentre lui si riprendeva, Elena uscì e scappò correndo con tutte le sue forze chiudendo la porta. Trovò la sua macchina parcheggiata al cortile e non ci pensò due volte. Accelerò fino al limite per fuggire il piu’ lontano possibile, però c’era un’altra macchina a seguirla. Quello era Seppo, ed era ovviamente piu’ esperto di lei nel guidare. La raggiunse e tentò diverse volte a farla uscire fuori strada finche ci riuscì. L’ultima cosa che vide prima di perdere i sensi era il mare sotto di lei. Dopo l’impatto con l’acqua non c’era piu’ niente, finche si risvegliò stordita e senza memoria al ospedale.
Aveva vissuto certa di essere un’altra persona finche Yuri non le disse tutto quello che sapeva, però adesso sapeva certamente di essere un’altra persona. La Elena di adesso aveva avuto una famiglia calorosa, un fratello meraviglioso, un fidanzato unico, dei amici speciali, e insieme ai suoi pianti aveva anche riso per la gioia di avere tutto questo. Invece Emily, che cosa aveva avuto? A parte la madre, della quale si ricordava poco perchè l’aveva persa molto presto, solo dolore, solitudine e odio. Era una ragazza alla quale non piaceva socializzare con gl’altri e restava in disparte. Aveva un carattere forte e a volte diventava acida quando qualcuno la rimproverava.
Aveva colmato quel vuoto che l’aveva ossessionata. Aveva ricordato chi era. Aveva scoperto chi l’odiava così tanto fino a volere la sua morte. Comunque fosse, nulla di questo poteva renderla serena come aveva immaginato. Doveva sospettarlo che non avrebbe guadagnato nient’altro che piu’ sofferenza. Martti si fermò davanti ad una delle porte e si girò verso di lei sorridendole. Quel sorriso le sembrò spregevole.
M: Dietro questa porta si trova la mia sorpresa. Cioè mia e di Seppo. Con questo vogliamo dimostrarti che dopotutto ti abbiamo voluto bene. – lei rimase muta e aspettò che lui aprisse la porta. Appena vide chi c’era dentro le mancarono le forze. Stava per accasciarsi per terra, però Martti la strinse per il braccio e la tenne alzata.
M: Bella reazione. – rise di nuovo in quel modo per lei odioso.
S: Certo! Te l’avevo detto che avrebbe gradito. – non rivolse nemmeno uno sguardo a Seppo, perchè aveva altro a che pensare. Legati e bendati c’erano davanti a lei le persone che piu’ amava: Yuri, Anna e Nick. Avevano tutti e tre perso coscienza. Sconvolta ripassò nella mente quel messaggio di solo un giorno prima: “Sei pronta a perdere qualcun’altro?” . Aveva pensato subito a come proteggerli, però non era riuscita a proteggerne nemmeno uno di loro. Yuri doveva essere salvo in America, Anna tranquilla nella sua casa, e Nick ormai nel aereo per andare via da lì. Però erano tutti e tre distesi per terra , e non potevano vedere che succedeva e nemmeno parlare. Sembravano loro piu’ ostaggi di lei.
S: Il tuo fratello Yuri era da giorni che stava qui. Ti teneva d’occhio, ma non sapeva che noi tenevamo d’occhio lui. Sai? Anche quel ragazzo, Lauri, che ho visto ieri con te, era diventato un buon candidato per prenderlo, però peccato che sia famoso. Comunque è già rappresentato dalla sua cara quasi mogliettina. – disse avvicinandosi minacciosamente ad Anna.
E: No! – gridò facendo un passo in avanti, però la stretta di Martti non la lasciò muoversi di piu’.
E: Cosa avete fatto a loro? Perchè? – disse distrutta.
M: Per adesso niente. É per fare il modo che tu sappia bene che cosa significa perdere qualcuno che ami, così come noi abbiamo perso tua madre.
E: Animali! Siete solo dei animali! Voi credete che la morte di mia madre non mi avesse già fatta soffrire?! Credete che io non sappia ancora che cosa si provi?! E la coppia che si è presa cura di me come ad una vera figlia?! Avete ucciso anche loro. Adesso io sono qua. Potete uccidermi in qualsiasi modo. Nel modo piu’ crudele e piu’ sofferente che ci sia. Però loro che colpa ne hanno? Solo perchè il loro cammino si è incrociato con la mia insulsa esistenza?
S: Non c’era bisogno che tu facessi il riassunto. Sapevamo già tutto, però non basta. É per questo che sei rimasta viva fino ad adesso. – lei lo guardò un po’ perplessa e poi capì. Non l’avevano mai persa di vista. Era sempre stata sotto il loro mirino. Nonostante i sforzi di tutti, credendo che piu’ lontana fosse piu’ sicura sarebbe stata, non era stata nemmeno per un secondo salva. Avevano seguito all’ombra ogni sua mossa.
E: E tutto questo per... – si sentì di nuovo mancare, però rimase in piedi senza l’aiuto del padre.
S: Lo confermo. Sei diventata una donna abbastanza intelligente. Peccato che non ti servirà a nulla.
M: Dovevi amare qualcuno. Dovevi volere bene a qualcuno fino a voler dare la vita per loro. – proseguì quasi eccitato da quel piano dicendo le parole che già echeggiavano nella mente della ragazza. – Solo allora, noi potevamo farti provare il vero dolore.
E: Siete pazzi. – disse con un filo di voce. – Voi ditte di aver amato mia madre, però secondo me siete incapaci di amare. Siete incapaci di provare alcun puro sentimento. – gemette sentendo la rabbia che stava scorrendo nelle sue vene. – Le vostre maschere con lei erano impeccabili, perchè avete finto anche con mia madre, non è vero? – alzò la voce. – Era tutto un vostro gioco, sin dall’inizio. Vi siete presi gioco pure di lei, facendola soffrire nel dover scegliere uno di voi. – il suo respiro divenne affannato. La sua rabbia era diventata incontenibile. – Ma chi siete? Chi vi da il diritto di giocare con le esistenze degl’altri? Perchè volete a qualsiasi costo infliggere sofferenza a chi non ha nessuna colpa? – urlò liberandosi dalla stretta di Martti e guardandoli uno alla volta senza muoversi dalla sua posizione. Suo padre non reagì, invece Seppo la guardò con quel sorriso maligno, con quella faccia da pazzo che lei conosceva già a memoria.
S: Mi sa che siamo stati scoperti dalla mocciosetta. Che intuizione! Devi essere fiera di tua figlia Martti! Quasi mi dispiace adesso ucciderla. E dimmi, alla mia espressione commovente ci hai creduto? – Elena lo fissava in silenzio con uno sguardo pieno di odio e lui sorrise divertito.
S: No! A quello no! Nemmeno Eerika riuscì a capire niente quando la guardai così. Sono un attore nato. Non credi?
E: Indubbiamente. – disse cupa. – Lasciali andare! – disse con grinta. – Lascia andare loro e farò qualunque cosa vuoi. Sono già nelle tue mani. Puoi uccidermi quando vuoi. Ma ti prego, lasciali andare! Non hanno visto nemmeno la tua faccia. Non sanno niente di te. E poi puoi sparire nel nulla come hai fatto tutto questo tempo.
S: Perchè lo chiedi solo a me? – chiese curioso.
E: Perchè me ne sono accorta che qui sei tu che comandi. – disse fissandolo decisa dritta negl’occhi. Lui sorrise compiaciuto.
S: Ehi Martti! Ti ripeto che ha una meravigliosa intuizione. – disse e poi si mise a pensare. Come Elena aveva immaginato, suo padre non reagì. Era solo una pedina. Per Seppo lui era debole. Forse era proprio per questo che Eerika l’aveva scelto. In quella debolezza ci poteva essere piu’ cuore, però faceva comunque parte di quel piano ripugnante. Osservava attentamente i gesti di Seppo. Forse poteva avere ancora speranze di salvarli. Non sapeva cosa avrebbe dovuto fare, però ad ogni costo doveva impedire che quei due facessero del male alle persone che le erano state piu’ vicine.