[FF]Love at first sight(?)

Aim zorry, ma manca l'ispirazione, indi ecco l'ultimo capitolo
Ogni mattina, rigorosamente alle ore sette e dieci minuti, io e mio cugino partivamo alla volta della fermata, dove lui saliva sull’autobus di dieci minuti prima del mio per stare con la sua ragazza prima di entrare a subire un’altra infernale mattinata da alunno prossimo alla maturità ed io attendevo che la famigliare sensazione delle cosidette “farfalle nello stomaco” mi attanagliasse nonappena avrei visto Lauri attraversare la strada cento metri più in là.
Le cose fra noi procedevano lisce, chiacchieravamo sovente e una mattina avevo perfino portato lo sdoppiacuffie in modo da condividere la stessa musica, visto che avevamo gusti simili.
Mi raccontava spesso del suo gruppo, i “Rasmus”. Mi faceva sognare raccontando delle prove dei concerti, mentre io mi figuravo lui insieme ai suoi compagni, Eero, Pauli e Janne, mi cullava sulle note immaginarie di una canzone ed ogni tanto alcune le canticchiava pure: gli promettevo sempre che l’avrei sostenuto e che al prossimo concerto sarei andata senza rifletterci due volte, e sovente, a casa, chiudevo gli occhi immaginando di godermene uno.
Era altresì vero che per quanto riguarda le sue opinioni su di me non si esprimeva, nascondendosi dietro la maschera della timidezza, indi a parte che mi considerava piccola ignoravo tutti i suoi pareri sulla sottoscritta.
Li avrei saputi alle ore 18:32 di martedì quattro marzo 1998, tornando da casa della mia amica Hannele, la quale molto gentilmente mi aveva prestato il fotoannuario del Sibelius, in modo da potermi rimirare quando volevo Lauri in una sminchissima foto di classe. Ci si accontenta.
Insomma che stavo tornando con quest’annuario sottobraccio (copertina che tra poco si staccava ed un post it a mo’ di segnalibro per trovare subito la classe del mio amato) quando Lauri uscì da un negozio lì vicino: lo salutai con enfasi, e lui mi corse incontro con un sorriso, domandandomi da dove tornassi. Risposi con un sorriso imbarazzato, cercando di nascondere l’annuario, ma poco dopo lui mi domandò cosa mi sforzassi di celare dietro la schiena; sospirai, mostrandogli l’annuario: lui lo aprì sulla pagina segnata dal foglietto, e solo in quel momento mi ricordai della dedica ironica che avevo scritto sul post it, che Lauri lesse con tono enfatico, in modo da farsi sentire, ma solo ed esclusivamente da me:
“Ciao Hanny! Ma quant’è bello l’amore mio? =))
Mi raccomando, quando ti renderò l’annuario non me lo sfiorare neppure con lo sguardo =P è proprietà severamente privata, e poi tu hai già il tuo Ville!
Comunque grazie mille del prestito, sei un’angelo!
Buona fortuna per i disegni!
La Anja in love.
P.s.: vedrai che te lo ridarò intonso… senza tracce di liquido salivale! =)”
Successivamente seguì con lo sguardo una freccia che puntava verso di lui, la quale era formata da stelline, e sorrise.
-Lauri, ti assicuro, è tutto per scherzo…- dissi sentendomi improvvisamente piccola ed immatura. Mi comportavo sempre così quando mi prendevo una cotta, diventavo una di quelle tante ragazze oche che disprezzavo. Mica poteva saperlo. Lui, dal canto suo, chiuse l’annuario, me lo ridiede e sorrise.
-Tu sei fuori.- constatò con dolcezza.
Successivamente sfiorò dolcemente le mie labbra, dandomi un brivido.
A vederla con il senno di poi sta scena ha un che di incredibilmente comico se ci pensate, eravamo lì, in mezzo al marciapiede, la gente che passava –i vecchi che ci guardavano storto, lui coi suoi capelli acconciati in modo bizzarro ed io coi miei riflessi viola-, lui col cartoccio del latte in mano e io con l’annuario che pendeva pericolosamente –se la copertina si fosse rotta chissà Hannele come l’avrebbe presa- -e se l’annuario fosse caduto si sarebbe sporcato di neve, di impronte lasciate sul marciapiede, sarebbe tornato a casa praticamente putrefatto- e io e lui –lui, quello che non mi voleva perché ero piccola ed io, quella che sognava troppo- le nostre bocche unite, le nostre lingue in una danza –una danza, lo giuro- di emozioni, un qualcosa di spettacolare, brividi, odori, sapori diversi, tutto unico –non pensavo che baciare un ragazzo potesse rivelarsi tanto spettacolare-, qualcosa che non si può descrivere, e per quanto ti sforzi non puoi, sei capace solo di avvertire.
Quel vortice emozionale parve durare anni, o forse secondi –non lo so-, ma nonappena terminò mi sentii felice, dannatamente felice, perché sapevo che era andato tutto bene, per una volta.
-Penso che questo significhi più di tante parole.- mi disse.
-Lo penso anche io.- convenni, e mi allontanai.
Arrivata a casa mia madre mi chiese come mai ci avevo messo tanto, ma non risposi: mi limitai a sdraiarmi sul letto, chiudere gli occhi e dire:
-Lauri mi ama.-
Subito dopo risi, senza sapere perché: forse perché ero troppo felice e dovevo sfogarmi, forse perché mi sembrava una bestialità.
Non lo era: la sera stessa mi telefonò e me lo disse di persona.
Dopo quela telefonata mi sdraiai una seconda volta sul mio letto. "Questa." mi dissi "È la vera felicità."